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| Foto: Francesco Grigolini - Fotoexpress |
La trasferta del Ferraris ha messo in evidenza che c’è ancora tanto da lavorare. Mandorlini nel pre-gara aveva parlato di un Hellas consapevole delle proprie certezze, ma in verità di conferme, rispetto alla gara contro la Roma, ne abbiamo viste poche.
A cominciare
dall’atteggiamento. Quello con i giallorossi era sì, guardingo e attento, ma
anche coraggioso e spavaldo; al
contrario di ciò che si è mostrato nel faccia a faccia coi grifoni.
Diciamocela
tutta. Anche se con gli stessi interpreti della prima giornata, era un altro
Verona. Ermetico e concentrato in difesa, ma troppo rinunciatario in fase
d’attacco. Là davanti, il solitario Toni si dannava l’anima per innescare una
qualche pericolosità, ma non era assistito a dovere dai compagni di reparto
(Jankovic e Gomez), più occupati a proteggere che ad essere propositivi.
Poco
incisivi anche Greco e Sala in mediana. Il primo spostato nel ruolo
dell’infortunato Hallfredsson, non ha saputo interpretare il match nella
maniera giusta, così come il secondo, ancora in ombra. Voci di mercato (che
finalmente sta per terminare) o meno, è meglio che il gioiellino scaligero (se
deve restare in riva all’Adige), trovi la giusta forma in fretta e si svegli
per dimostrare il suo valore. Viviani? Senz’altro da rivedere.
Veniamo ora
al pacchetto arretrato. Qui Souprayen è stato il migliore. Il francese
fluidificava a sinistra per quanto poteva ed è stato persino l’uomo più
pericoloso dell’Hellas (61’ botta mancina e paratona di Lamanna) prima
dell’ingresso di Pazzini che ha colpito la traversa nel finale. A destra,
Pisano non ha convinto e nel secondo gol, firmato da Gakpè, può dividersi la
colpa con Marquez per la mancata marcatura sul togolose. E’ anche vero però che
su quel pallone, Rafael poteva uscire. In certi frangenti, è stato incerto
anche Moras. Nel primo gol invece, può starci la sfortuna, ma anche là… s’è intravista
“una piccola bambolina”…
Riassumendo,
il Genoa pian pianino ha schiacciato gli scaligeri che non riuscivano proprio a
ripartire. Sarà per la diversa condizione fisico-atletica? I liguri sembravano
andare a 1000 all’ora. Più grintosi nei contrasti e nel recupero palla e
maggiormente più veloci nell’imbastire le loro offensive. Una brillantezza
ineccepibile che ha fatto ben presto oscurare la prestazione veneta. Già, il
fortino gialloblù ha retto solo un tempo. Il comportamento passivo alla fine ha
pagato. Il primo schiaffo di Pavoletti non è servito a scuotere “i mastini” e
gli ingressi prima del “Pazzo” e di Siligardi, son apparsi alquanto ritardatari.
Eppure con la Roma s’era visto un altro piglio. O forse erano i capitolini
(ieri vittoriosi contro la Juve) ancora fuori fase? Qual è il vero Hellas?
Da qua al
match contro il Torino mancano due settimane. La parola d’ordine è lavorare,
lavorare, lavorare. Ora servono i punti. Spetta a Mandorlini sbrogliare la
matassa: dal comportamento che si deve avere in campo, al miglior schieramento
possibile, passando dal recupero di condizione degli uomini. Visto che si parla
anche di equilibri, una bilancia che pende verso lo star “troppo bassi” è
appurato che presto o tardi ti fa alzare bandiera bianca. Il Verona deve osare.
E non dimentichiamo che armi come Siligardi e Pazzini non possono essere lasciate
in panchina.

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