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| 13-12-2015 - Milan-Verona 1-1, foto Grigolini |
Siamo ottimisti ed in attesa di dire buona la terza,
godiamoci i miglioramenti intravisti alla seconda uscita dell’Hellas,
targato Delneri. Già contro l’Empoli (contro cui il Verona meritava di
vincere), la mano dell’allenatore di Aquileia si era subito percepita,
ma purtroppo in quell’occasione (vuoi per tanta sfortuna, vuoi per uno
Skorupski in giornata di grazia), si è rimasti con un pugno di mosche in
mano. Al contrario di ciò che è accaduto col Milan. Lo spirito
rinnovato si è riproposto anche contro i rossoneri e stavolta almeno un
punto è arrivato. E da qui bisogna ripartire, seppur la situazione sia
sempre disperata.
L’Hellas al momento è sempre
ultimo, ma l’approdo del nuovo mister ha fatto sì che giungesse una
ventata di serenità, in mezzo alla più sconcertante delle bufere. «E’
anche una questione di comunicazione», ha affermato sotto i baffi il
nuovo allenatore gialloblù. Evidenziando la necessità di un ovvio
recupero psicologico e motivazionale dopo tante disfatte. Ed una volta
conquistato il 7° punto in quel di San Siro, il coro dello spogliatoio è
unanime: dispiace per Mandorlini, ma il cambio era necessario.
Il
lavoro di Delneri si divide principalmente in due profili: il primo
volge nel dare alla squadra una mentalità offensiva e vincente,
fregandosene della classifica. Ed il secondo, nell’offrirle una nuova
impostazione tattica e quindi di gioco. Fin qui il tecnico ha colto nel
segno, sperando che al termine del torneo, non staremo lì a dire: “è
arrivato troppo tardi!”.
Sì, il Verona sembra
rigenerato. C’è fiducia, volontà di fare e di recuperare. Niente è
perduto. I ragazzi seguono i dettami del neo-nocchiero e i riscontri ci
sono. L’impresa si può fare.
Basta con barricate
stando bassi a subire, ma difesa e baricentro alti, coraggio,
aggressività e alternative offensive. Dal 4231, si passa al 4411,
inventando a sorpresa pure uno Ionita all’altezza dell’incisività che
doveva assumere, a supporto di Toni. E chi se lo sarebbe mai aspettato?
In generale il gruppo è più manovriero e le sovrapposizioni dei terzini
con gli esterni di centrocampo, le si vedono sia da una parte che
dall’altra. La regia di Viviani, passati i postumi della pubalgia,
finalmente sembra accendersi e sarà per necessità o per virtù, ha il suo
spazio anche Wszolek. Al polacco mancherà la tecnica, ma in corsa e
velocità non ci si può lamentare.
Concludiamo con un
“ben fatto, mister!”. Il suo lavoro sta pagando e davanti a questi
risvolti positivi, anche la montagna di 9 punti da scalare, appare meno
ardua di quel che è.
ANDREA FAEDDA
Pezzo pubblicato anche su Tggialloblu.it:
http://www.tggialloblu.it/pages/458568/hellas_verona/un_punto_di_partenza_un_punto_di_speranza.html

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