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| Foto: Francesco Grigolini - Fotoexpress |
Ad occhio e
croce la squadra pare più matura rispetto all’anno scorso ed è giusto
evidenziare che degli 11 titolari scesi in campo (anche per cause di forza
maggiore tra infortuni vari e condizioni precarie di qualcuno) solo Souprayen
era il “nuovo”.
Mandorlini va
sul sicuro e con prudenza preferisce affidarsi ai suoi “anziani” senatori,
disponendo l’Hellas col 4-3-3. Lo schieramento è efficacissimo. Le lezioni
della passata stagione paiono proprio assimilate. I giocatori si muovono con
disinvoltura e con un atteggiamento pressoché perfetto. Asfissiano la Roma
dalla sua metà campo, corrono, recuperano palloni e ripartono. Giro-palla
apprezzabile, grinta, concentrazione e compattezza non danno scampo ai
capitolini che danno l’idea di essere confusi e di non saper come colpire. Di
varchi non ce ne sono, perché l’Hellas crea tanta densità là dietro e le sue
ripartenze sono insidiose. In proposito, altro aspetto da sottolineare, è che non
si disdegna di attaccare anche se di fronte c’è una corazzata. Sì, il Verona
che conoscevamo tempo addietro è sparito! Nessuna snervante barricata! Questo
se la gioca, non ha paura ed affronta il più quotato avversario a viso aperto
con spirito battagliero e contemporaneamente guardingo.
Ciò che ha
brillato di più è la catena di sinistra. Hallfredsson e Souprayen sembrano
conoscersi da chissà quanto! Ed è bello vedere il francese già dentro gli
schemi “mandorliniani”. La difesa si è dimostrata ordinata e concentrata e solo
in mediana sono mancati un po’ Sala e Greco (e qui urge un’alternativa come
vice-Viviani). In avanti, bene i “soliti noti” Jankovic e Gomez. Sempre pronti
a partire, ripiegare e ad assistere con costanza il bomber Toni.
Splendida l’azione
Hallfredsson-Jankovic che ha fruttato il vantaggio gialloblù e peccato per quella
momentanea “defaillance” di Rafael che ha permesso agli ospiti di portarsi sull’1-1.
Ma il portiere gialloblù è tornato alla ribalta prestissimo, opponendosi miracolosamente
ad altre tre insidie ravvicinate firmate Pjanic, Dzeko e Nainggolan. Insomma, laddove
è emerso il calo fisico dei suoi compagni, l’estremo brasiliano ci ha messo una
pezza.
Mandorlini
avrebbe voluto buttare prima nella mischia sia Pazzini che Siligardi, ma per
esigenze fisiche di qualche uomo ha dovuto aspettare. Alla fine però va bene
così. Il Verona ha fatto la partita che doveva fare ed il punto ottenuto è da considerarsi
oro colato. La banda scaligera deve solo proseguire con questa condotta e migliorare
giustamente su alcuni profili. Per il resto i binari sono tracciati. E se
continueranno ad essere seguiti, ne vedremo delle belle.
Andrea Faedda

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