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| Foto: Francesco Grigolini - Fotoexpress |
La classifica piange. Il Verona è
ultimo a 6 punti con il Carpi ed è distante dalla salvezza 6 lunghezze.
L’attacco stenta. Con 8 gol in 12 gare è il peggiore della Serie A, mentre la
difesa (19 gol subiti) è la 3^ più bucherellata del torneo. Hanno fatto peggio
Carpi con 24 e Lazio con 20.
Ci si domanda come mai il
presidente Maurizio Setti abbia smantellato un impianto direzionale e tecnico
che durava ormai da 3 anni e che aveva fatto le fortune della società sia in
campo che dal lato economico. Non è stata una mossa giusta quella di non continuare
l’avventura insieme a Sean Sogliano e i risultati sono sotto gli occhi di
tutti.
Gardini non è un direttore sportivo
anche se in parte gliene è stato affidato l’incarico e a Bigon vanno i demeriti
di aver messo su una squadra deficitaria sotto ogni punto di vista. In estate
era stato detto che a Mandorlini sarebbe stato dato un compito manageriale e
che avrebbe avuto molta più voce in capitolo per ciò che riguarda il mercato.
Siamo sicuri che all’allenatore molti arrivi siano stati di suo gradimento? Perché
a questo punto l’interrogativo è legittimo. Forse il mister avrebbe voluto
elementi più di spessore in ogni reparto, cominciando dalla difesa (Helander da
solo non può colmare le tante lacune). E quando il centrocampo ha iniziato a
scricchiolare (vedi le defezioni di Ionita, Romulo ma soprattutto di Viviani),
perché non si è posto subito rimedio? L’ingaggio di Matuzalem è da considerare
quasi come ultima spiaggia.
Sul mister che dire? Incaponirsi
solo su un modulo si è rivelato un male. Non c’è nessun piano B.
Un’alternativa al gioco (tanti lanci lunghi) su Toni (che ora non c'è), proprio
non esiste ed è marchiano da queste ultime uscite che Pazzini che
non è il centravanti di Pavullo.
Infine, un forte sdegno va
verso quasi tutti i giocatori (forse l’unico a salvarsi veramente è il solo
Moras) per l’atteggiamento che stanno mostrando. Impossibile infatti imputare a
Mandorlini, anche la colpa di non spronarli a scendere in campo col coltello
fra i denti.
ANDREA FAEDDA

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