
Non son bastati i rientri di Toni e Viviani come titolari e nemmeno un assetto più offensivo con lo schieramento di Siligardi. Così come non è servito l’iniziale approccio propositivo e voglioso. A tradire il Verona ed il suo popolo, stavolta è stato un suo uomo simbolo: Rafael. Incomprensibilmente. A cosa è servito il ritiro a Coverciano, se poi una gara fondamentale la si “distrugge” in un secondo in quel modo? Il vaso non era già stracolmo di problemi? Sto “recipiente maledetto” bisognava iniziare a svuotarlo e non farlo traboccare. Ora quanto mai, proprio col Frosinone quartultimo a + 8, l’impresa di salvarsi è davvero disperata. Senza quell’atto deprecabile, stavolta l’Hellas avrebbe senz’altro acceso la casellina delle vittorie. E i presupposti c’erano tutti. Parlano da soli gli insidiosi calci da fermo e le punzecchianti manovre su palla in movimento. La convinzione scaligera prevaleva rispetto a quella ciociara. Poi a rovinare tutto quel fulmine a ciel sereno. La reazione veneta c’è pure stata e se non si è segnato, il merito va dato a Leali. Poi è iniziata a mancare la serenità. A beneficio dei locali che in superiorità numerica e con l’entusiasmo alle stelle hanno preso coraggio portandosi sul 2-0.
Nella ripresa, inutile ma apprezzabile l’ingresso immediato di Pazzini. La sfida era già compromessa e la banda-Stellone triplicava. Da applausi però la tenacia degli uomini di Mandorlini. Non si son dati per vinti e complice anche la rilassatezza (a risultato acquisito) del Frosinone, sono rientrati meritatamente in partita. Però gli sforzi per arrivare al pareggio non son stati sufficienti.
Ed ora? Pesa l’ultimo posto solitario in classifica in attesa degli sviluppi. La società in silenzio stampa ha fatto parlare il proprio ds che ha comunicato quanto sia necessaria una riflessione. Anche cambiando la guida tecnica. L’avventura di Mandorlini sembra essere arrivata alla fine, anche se proprio in questo frangente, il mister ha meno colpe di tutti. Inoltre poi, vista la gara del Matusa, la squadra ha dimostrato di essere dalla sua parte. In pole position c’è Corini che lascia molto fredda la piazza gialloblù per il passato clivense. Ci si chiede infine se sia il timoniere più adatto per questo genere d’impresa. La situazione come si sa è difficilissima anche per uno molto esperto. Magari la scommessa potrebbe pure pagare, ma l’azzardo rimane. Basta che il Verona non diventi una cavia da laboratorio (allora meglio tenersi Mandorlini) e che la dignità dell’ambiente venga ritenuta un principio fondamentale.
ANDREA FAEDDA
Pezzo pubblicato anche su Tggialloblù:
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